90 LIBRO XXXVII, CAPO III. » e per fine le prego da Dio ogni bene. Di Venetia li 7 aprile » 1618. » Di V. E. * Humilissiino Servitore di cuore » Capitano Giacomo Pietro. » Il disegno poi, di cui parla di Sopra, ed il modo della nuova impresa progettata per farsi padrone di Venezia, ci viene manifestato da quest’ altra scrittura dello stesso capitano Jacopo Pierre, la quale venne similmente alle mani della giustizia.— « La città di Venetia è posta non nel mare Adriatico come » molti autori scrivono, ina in alcune lagune, nelle quali secóndo » il flusso e reflusso bora 1’ acqua cala et hora cresce, e tal volta » cala tanto che si vede la terra in forma d’isola posta tra fiumi-» celli e questo procede per la continua vigilanza che hanno quelli » Signori in nettare i canali, che quando non osservasse simile » loro antico stile, Venetia resterebbe in secco, tanto per il molto » calare dell’ acqua, quanto per la quantità d’ immonditic che in » quei canali si pongono, et è discosta da terra ferma dalla parte » di Padova cinque miglia e dalla parte di Mestre e di Malamocco, » porto di navi grandi di quella città, sette miglia. » Per facilitare dunque l'impresa di quella città facilissima a » riuscire, sarà necessario andare con potente armata navale tanto » di galee sottili, quanto di bordini et altre barche e bregantini » sottili con numero sufficiente di soldati, cioè di buoni otto mila » moschettieri. » L’ armata dovrà incaminarsi in questo modo, cioè le galee » dovranno entrare dalla parte de’ due Castelli di Lio nella ma-» niera che segue. » Prima dovranno andare a quella volta quattro barche ar-» mate alla Uscocca con due o tre petardi, e le barche dovranno » portare il stendardo di s. Marco acciocché essendo viste possano » passare avanti, come barche d’ Albanesi, e se sarà di giorno