ANNO 1625. 141 ma prevenuti, in una loro dieta particolare, dagli uffizi del nunzio apostolico e deir ambasciatore di Spagna, recarono alla dieta generale sì numerose e gravi difficoltà, che, sebbene alcuni fossero convinti trattarsi del loro miglior interesse, il progetto cadde avviluppato tra interminabili dilazioni, e rimase perciò senza effetto. Carlo Emmanuele diresse le sue prime istanze alla repubblica, per ottenere da lei sovvenzioni in denaro, a fine di poter unire e mantenere le milizie, a cui nel trattalo della lega erasi obbligato: ma il senato fece intendere al marchese di Lanlz, che il duca aveva mandalo a Venezia in qualità di suo ambasciatore straordinario, non essere conveniente, che la repubblica sottostasse alle spese dei soldati, cui doveva egli raccogliere, mentre aneli’ essa aveva a sostenerne le sue per la porzione, eh’ erasi addossala. Temevano intanto gli spagnuoli, che aderissero a quella lega anche gli altri principi dell’ Italia, perciocché trattavasi di un interesse comune nella preservazione del loro territorio. Perciò con vie più di calore insistevano presso il papa Gregorio XV, acciocché sotto lo specioso pretesto della religione assumesse a proteggere le loro usurpazioni, c costringesse a rispetto i principi collegati, ma soprattutto poi ne venisse a loro il comodo di rassicurarsi nei presenti vantaggi e di procacciarsene ancor di maggiori. CAPO VII. Gli spagnuoli offrono al papa in deposito la Valtellina. Per allettare vieppiù il pontefice ed indurlo a prendere interessamento a questa causa, gli esibirono in deposito i forti della Valtellina, che da loro erano siali occupali : nella quale esibizione magnificavano le loro intenzioni di volere la quiete, e proponevan-gli a considerare, — «che posposti i comodi proprii e il possesso » tanlo più giusto, quanto che proveniva dall’ invito e dalla volon-» taria dedizione dei popoli, si faceva palese, che non la cupidigia