280 LIBRO XL, CAPO XI. beffe, le speranze che gli si davano, non pensò che a sostenere con coraggio la dura lotta, a cui chiamavaio la sua avversa fortuna. CAPO XI. Prosperi successi della flotta veneziana. Tuttavolla, nei primi fatti deiranno 1647, trovò un qualche refrigerio nel favore della volubile fortuna, la quale, se non acconsenti, che le armi veneziane avessero una considerevole superiorità sugl’ infedeli, concesse almeno, che bastassero a resistere contro un nemico avvezzo a vincere, e che dopo tante percossé respirassero senza soffrir nuove perdite. Ne qui soltanto per verità si ridussero i vantaggi : anche prosperi eventi rincorarono alquanto la lena dei combattenti cristiani e coprirono di vergogna e di rabbia i flagellati infedeli. Memorando egli è il conflitto del solo vascello di Tommaso Morosini contro quarantacinque galere turche : nè posso astenermi dal narrarne le principali circostanze. La flotta ottomana svernava parte a Scio, parte a Negroponte : quella della repubblica s’ era ricoverata nei varii porti di Candia. E l’una e 1’ altra occupavasi di riparare i proprii legni dai guasti sofferti, a fine di potersi porre con più sicurezza alla vela nell’ aprire della primavera. Ma intanto il nuovo capitano generale Giambattista Grimani faceva crociera nelle acque di Milo con una squadra di venti galere, tre galeazze e quindici navi. Quand’ ecco le galeazze s’incontrano in due vascelli di Barbaria, comandati l’uno da Jussuf pascià, che recavasi viceré in Algeri, e 1’ altro da Memmi, rinnegato francese. Appena li videro incominciarono a tempestarli colle artiglierie, sicché, perduta ogni speranza di salvezza, furono costretti a dar in terra per salvare le genti. Nel combattimento intanto n’ erano morti settanta e quaranta n’ erano stati feriti : i legni rimasti in potere dei veneziani, portavano 1’ uno trenta cannoni, 1 altro ventuno, ed avevano a bordo sessanta schiavi cristiani, i quali sciolti dalle catene