94 MBRO XXXVII, CAPO IH. » impadrotìirsi della Piazza et Arsenale el anco de’ due Castelli e » porlo di Malamocco et in tal caso si doveranrìo imbarcare huo-» mini pratichi di Venelia. » Sembra in verità mollo strano coteslo disegno del Pierre per sorprendere la città di Venezia, perchè nel tracciarlo è d’uopo supporre addormentata ed inerme tutta la vigilanza della suprema magistratura dei Dieci, quand' anche non preparata allo scoppio del violento allentato. Eppure i documenti fin qui recati ne fanno fede ampiamente. Tralascio d’inserire altri scritti di minore importanza, e che del pari concorrono ad attestarne la realtà. Della congiura adunque non puossi per veruna guisa dubitare, senza negar fede all’ autenticità dei pubblici registri, alla testimonianza degli scrittori contemporanei, all’ ¡stessa penna del primario attore della trama. Bensì dal complesso delle incontrastabili prove, che ce ne assicurano, è facile il rilevare d’ altronde, che sebbene le supreme magistrature della Repubblica avessero ogni ragione per essere conscienziosamenle convinte non solo della realtà della congiura, ma ben anche della parte che vi avevano il marchese di Bedmar ed il duca di Ossuna ; pure non avevano in mano, a loro giudizio, sì abbondante corredo di prove scritte ed innegabili da poterne convincere sino all’ evidenza il pubblico e particolarmente le corti. Perciò si appigliarono al partilo di dare sfogo ai diritti della giustizia punitiva, quanto alla legalità dei processi ; lasciando da parie i diritti, che avrebbero potuto accampare, per esigerne, col mezzo delle altre potenze, una condegna soddisfazione. Con ragione perciò scriveva ai dì nostri il diligente indagatore di tutte le circostanze officiali ed autentiche di questa congiura, Leopoldo Ranke (1) : « La repubblica . .. era riuscita piuttosto per caso, » che per vigilanza de' suoi magistrali a scoprire tulio quell’ in-» viluppo di rivolture ; era avvezza a far giustizia risoluta, pronta, (i) Storia Critica della congiura contro Fenczia nel 1618, cap. Xlil.