LIBRO XXXVII. Sulla congiura degli spagnuoli contro la repubblica di Venezia. —.9.— G A P 0 I. Ordimento della congiura. lia condotta ostile del governatore di Milano e del viceré di Napoli faceva per verità nascere nell’ animo incertezze e sospetti circa le intenzioni della corte di Spagna : nessuno però aveva colto nel segno a penetrare le macchinazioni, eh’ eglino di concerto col marchese di Bedmar andavano lavorando a danno della repubblica. Desiderosi tutti e tre di vedere stabilita in Italia con solidità la padronanza della potenza spagnuola, e persuasi d’ altronde non potersi raggiungere questa meta finché la repubblica di Venezia avesse avuto esistenza, 9’erano proposto nell’ animo il progetto di togliere di mezzo quest’ ostacolo, per cooperare trionfalmente all’ingrandimento di quella monarchia. L’inefficacia delle maniere, da loro adoperate finora palesemente, li convinse dell’impossibilità di venirne a capo con le armi : si diedero perciò a tentarlo con le insidie occulte e coi tradimenti. Per quanto fossero ingiusti ed inonesti i modi, con cui lusingavansi di ottenere il loro fine, non ebbero ribrezzo ad appigliarvisi : il vantaggio della loro nazione e la gloria sopra tutto, che procacciata sarebbonsi con una tanta impresa, dominavano in principalità il loro spirito. Tali erano i pensamenti, le speranze, le mire dei genii torbidi di don Pietro da