ANNO Ì64S. CAPO II. Condotta sleale dei turchi. La flotta turca, grossa di trecenquarantolto legni tra galere e vascelli, oltre a grande numero di navi da trasporto, cariche di cinquanta mila combattenti c di settanta grossi cannoni da assedio, stava per porsi alla vela. Giovanni Soranzo, bailo della repubblica, andò a visitarne i primarii uffiziali, i quali con unanimi attestazioni lo assicuravano di non avere sinistri disegni contro gli stati veneziani ; anzi aggiungevano, che se avessero dovuto per avventura dar fondo in alcuno dei porli della repubblica, si lusingavano, che vi sarebbero stati accolti amichevolmente. Uscì di fatto dai Dardanelli ; passò all’altezza di Tine, i cui abitanti sudditi di san Marco, furono prodighi di tutti i rinfreschi, che poteronsi desiderare ; costeggiò di poi la Morea; si unì ad una forte squadra di legni barbareschi, trovali lunghesso il viaggio; ed alla fine fece mostra di dirigere le sue prore alla volta di Malta. In Venezia, sino alla metà del mese di luglio, benché si vivesse in somme angustie, tuttavia non si aveva per anco verun sentore di ciò, che si venne a sapere il dì 24 del detto mese. Infatti, oltreché i diarii nostri di questi tempi, le comunicazioni, che il signor Gre-monville, ambasciatore di Francia presso la repubblica, faceva al suo principe ai 5 ed ai 12 di giugno ed al 1 ed agli 8 persino ai 22 di luglio, ci fanno palese lo stato d’incertezza da un lato e d’inscienza dall’ altro, circa le mosse delle forze ottomane. Scriveva egli su ciò a’ 12 di giugno : « L’ armata ottomana è certamente a Scio ; la si » dice composta di oltre trecento vele d’ ogni qualità. Finora nou si » è potuto travederne il disegno; ciò non ostante o che sia desiderio » di quanto si desidera, o che sia vero in fatti, qui si crede che il » gran visir abbia certificalo il bailo, che la repubblica non debba » nulla temere, sempreché non soccorra ai principi cristiani, eh’ ei