338 L1BB0 XL, CAPO XXVlII. C A P O XXVIII. Sollevazione in Costantinopoli contro il gran visir. Quanto più riusciva infelice l’ esito della guerra, tanto più si aggravavano le accuse contro il visir. Le due sultane, la madre, cioè, e l’ava del sultano, favorivano i ministri, ed aspiravano a vicenda al comando. Le scambievoli gelosie prevalevano in proporzione dei mezzi, cbe sapevano queste adoperare per guadagnare proseliti al proprio partito. La prima superò l’altra nella scaltrezza, sicché giunse a tanto di trarre a sé le milizie, dando loro a credere, che la sua rivale macchinasse contro la vita del sultano, Onde sollevare al trono un altro de’suoi fratelli. Con questo artifizio, rinvigorito da larga profusione di oro, indusse ella sei mila soldati a domandare tumultuanti la testa del visir, perciocché trascurava gl5 interessi della guerra, c provocava sempre più sull’ impero i danni e gl’ insulti recatigli dalla repubblica di Venezia. Ed appunto allorché incominciavano le grida di questa sommossa, giungeva in Costantinopoli la notizia di uno sbarco fallo dai veneziani in Malvasia e della loro occupazione del forte di san Teodoro; e quindi esageravansi i pericoli, a cui correva la Canea, ed in fine se ne rovesciava ogni responsabilità sulla riprovevole amministrazione di lui. Egli d’ altronde, essendo stato prima agà dei giannizzeri, conosceva a fondo il mal talento e la volubilità di costoro ; sicché per sottrarsi dall'ultimo supplizio diede mano alla borsa, e collo spargere tra di essi intorno a cento mila reali ottenne in dono la vita, c cangiò la sua dignità di gran visir colla carica di governatore di Buda. Mc-lec Achmet gli successe, il quale conoscendo, che il più sicuro mezzo per mantenersi nel suo grado era 1’ attività della guerra e la prosperità degli eventi militari, si applicò subilo con ogni studio a dare per l’anno vegnente disposizioni le più energiche ed imponenti.