anno 1649. 525 cadde sopra il gran visir, il quale perciò fu deposto. Al suo grado fu innalzato Amurat agà de’ giannizzeri. Questo nuovo ministro, per dare alle nazioni d'Europa una prova della sua saviezza e della sua moderazione, restituì alla libertà il bailo de’ veneziani e lutti gli altri del suo seguito, dopo una prigionia di cinquanta e più giorni. Persuaso il Riva, che quanto prima sarebbero ricomparsi i nemici con poderosa flotta, invitò il capitano generale ad accorrere anch’egli con qualche rinforzo. Il Mocenigo non aveva potuto sino allora unirglisi colle navi, perchè le necessarie riparazioni di queste, ed i bisogni delle fortificazioni di Candia lo avevano trattenuto colà. Alla, fine, esauriti tutti questi lavori, potè recarsi nell’ Arcipelago ad ingrossare la flotta del Riva con una squadra di venluna galera, sei galeazze e quattro navi. Lasciò in Candia le altre. Non so poi donde il Daru abbia trovalo le notizie, che io non ebbi mai la ventura di leggere in nessuna delle nostre cronache, in nessuno dei nostri storici, sul proposito dell’ eccessiva allegrezza dei veneziani per la vittoria navale testé descritta. « A Venezia, dice » egli (1), fu celebrata con feste nelle quali il popolo manifestò il » suo risentimento contro Francia, cui sospettava che mirasse indo-» lente questa guerra accesa tra i turchi e la repubblica. Molli fran- * cesi furono perseguitati, maltrattati, uccisi per le strade di Vene-» zia, si lessero sui muri pasquilli oltraggiatiti, arse il popolo l’effige » di un turco, di un ebreo, e di un francese e portarono minacce » sino alla casa dell’ ambasciatore. » Delle quali gratuite asserzioni, oltreché non esiste memoria nè in pubblici nè in privati registri, è chiara la improbabilità, ove si ponga mente alla prudenza e circospezione del senato di Venezia per non dare il più lieve pretesto di mala volontà alla Francia, da cui aveva di già ottenuto soccorsi e maggiori ancor ne sperava. (I) Lib. XXXIII, § XIII.