ANNO 1G60. 471 sanguinosissimi combattimenti dal 25 agosto al 15 settembre, nei quali ebbero i turchi la peggio. Passarono poscia in Candia ed appena giunti saltarono addosso agl’ infedeli, ne penetrarono gli alloggiamenti e li saccheggiarono : ma nel mentre si occuppayano del saccheggio, i turchi piombarono su di loro, li misero in rotta, c li costrinsero a chiudersi dentro ai ripari, lasciando estinti al suolo mille cinquecento del loro esercito. Fu attribuito a poca esperienza dei condottieri da terra il mal esito di questo assalto, perchè, ove fosse stato guidato da capitani più pratici, avrebbe potuto ridurre a mal partito i turchi eli’ erano in Candia, e quindi sciogliere con estremo fine la guerra : ma i soldati abbandonatisi alla preda rimasero colti da spavento al sopraggiungere dei turchi; nè si accorsero, che questi non erano che una ventina poco più di uomini a cavallo: e cosi spaventati e incalzati perirono miseramente in tanta copia. La pestilenza venne aneli’ essa a diminuire il numero dei superstiti. I veneziani, per liberarsi di questi ausiliari infermi, che, ridotti ormai a poche centinaja, erano insubordinati e privi di condottieri autorevoli, li mandarono prima a Slandià, col pretesto di dar loro sollievo e riposo ; poi li fecero passare a Mileto e di qua a Nicsia, ossia, Nasso, e nelle diverse isole dell’ Arcipelago per esigervi i tributi spettanti alla repubblica. Questo fu in conclusione il bel servizio, che n’ ebbero i veneziani, i quali ben a ragione solevano calcolare di poca o di nessuna utilità 1’ assistenza delle truppe straniere. In questo giro appunto di tempo giunsero da Venezia anche i due mila tedeschi mandati in ajuto dall’imperatore; ma troppo tardi, perchè non v’ era più luogo a fazioni militari in quella stagione inoltrala di troppo e coll’ inverno alle spalle. Nacque discordia, per colmo di sciagura, tra i supremi capi dell’ armata veneziana. Francesco Morosini pronunziò sentenza di bando capitale (1) contro Antonio Barbaro, proveditorc straordinario (0 La sentenza di bando capitale uon è condanna nel capo, come malamente intese il Darù, lib. XXX1I1.