anno 4629. 179 trovò malato. Perciò lo ricondusse a Lione. S’interpose il nunzio apostolico Panciroli, onde procurare un accomodamento; ne presentò varii progetti, ma indarno, perchè la difficoltà di conciliare interessi, che di giorno in giorno diventavano incompatibili negli scambievoli rapporti d’ambe le parti, ne annullarono il maneggio. Nel mantovano le scorrerie della campagna, gl’ incendii dei paesi, gli scontri delle milizie guardavansi con occhio d’indifferenza: il peggio poi era, che la peste, sviluppatasi nell’ esercito imperiale, era penetrata anche in Mantova, ed apportava e in questa e in quello danni considerevoli. Anche negli stati veneziani incominciava a serpeggiare il contagio. Tuttavia il senato non tralasciava di somministrare al duca copiosi soccorsi dei quali tanto più conosceva la necessità, in quanto che un più funesto nemicò s’ era a poco a poco introdotto nei popoli ; lo spirito, cioè, di alienazione dal loro principe, ed una soverchia propensione dei nobili al partito nemico. Gl’ inganni inoltre, le false notizie, gli allarmanti avvisi, aggiungevansi a rendere ancor più funesta la posizione del duca. Perciò mosse inutili di militari distaccamenti, i quali giunti al luogo, ov’ erano diretti, o non vi trovavano traccie di nemici, o ne trovavano tanta copia da doverne sostenere gl’ insulti. La repubblica perciò sollecitava i francesi a venire finalmente a sostegno del duca ed a difesa della sua città ; ed il cardinale invece, rimettendone ad essa ogni cura, esortavala anzi a risolversi, con uno sforzo delle sue armi di scacciare i nemici dai posti occupati e di provvedere cosi alla miglior sicurezza della causa. Le quali cose con grande calore faceva egli rappresentare al senato per mezzo de’suoi ambasciatori; e sì che il senato pigliò 1’ affare ad esame e ne trattò di proposito. Nella quale discussione parlò assai eloquentemente Pietro Foscarini, savio del Consiglio, dimostrando, » che se fossero inflessibili (1) le risoluzioni de’ principi, e se con » sempiterni decreti si reggessero gli stati, sarebbe vano il nostro (i) Ne porta I’ intiera arringa il conlemporanro «lorieo Ballista Nani, liti. Vili, png. 443 c scg. della pari. I.