anno 1589. 251 Venezia, non fu meno sollecito ad affacciarsi all’isola colla sua squadra ed a trattare coi primarii della nazione, onde persuaderli, che avendo essi deliberato di cangiare padrone, era loro più conveniente il ritornare sotto la signoria di Venezia, la quale avevali altra volta governati con dolcezza, ed era la sola che li potesse validamente proteggere; che il signore di Padova non aveva forze navali, e perciò non avrebbe mai potuto respingere gli attentati di qual-sifosse potenza marittima, la quale volesse portare la guerra nella loro isola. Tanto insomma egli seppe mostrarne loro la convenienza, clic convocarono una nuova assemblea, ne presero in esame la proposizione, e concordemente decisero di rimandare il governatore padovano e di spedire a Venezie! una deputazione di cinque ambasciatori a giurare fedeltà alla repubblica. Tosto fu inalberato lo stendardo di san Marco, e da quel giorno l’isola di Corfù,ritornata in potere dei veneziani, vi rimase per sempre. Era il giorno 20 maggio 1586. Ma il governatore Seravignì, sostenendo i diritti del Carrarese, non volle cedere ; si chiuse nella cittadella e si pose sulla difesa. Vi fu assediato e fu costretto ad arrendersi il di 9 giugno; dopo di che senz’ altri contrasti i veneziani soli ne rimasero padroni. A questo acquisto tennero dietro altri ancora. La città di Du-razzo era stata un’ altra volta dei veneziani, benché non per lungo tempo: tultavolla l’antico titolo fu buon pretesto per farne rivivere la pretesa ed indurli a ritoglierla dalle mani di un principe della casa di Angiò, il quale non era in grado di contenderne loro il possesso. Egualmente avvenne della città di Alessio, la quale fu consegnata dai nobili del luogo al capitano Giovanni Miani. Acquistò la repubblica intorno a questo medesimo tempo anche le città di Argo, di ÌVauplio in Romania e di Scutari. Appartenevano le due prime alla vedova del veneziano Pietro Cornaro, derivatele per eredità da Guido da Anzino, che n’era il feudatario, morto senza tigliuoli maschi ; ed ella le cedé, mediante un’annua provvisione di settecento ducali. Fu mandato appositamente un commissario a stipularne il contratto, il quale lo conchiusc colle seguenti condizioni:—