72 MBRO XVII, CAPO XXIII. angustie, poteva disporre per questo articolo, se non di cinquecento soli ducali ; Carlo Zeno, la cui generosità e disinteresse lo avevano condotto ad assumere la responsabilità di quell’ incarico senza il minimo compenso, raddoppiò del suo la somma, che in quel frangente aveva potuto impetrare dal governo per far tacere quegl’in-discreli : ben conoscendo, che coi denari, non altrimenti che per opera di medico, quella ferita si sarebbe sanata. Venne intanto la notizia, che Giovanni Acut aveva ricusalo 1’ ufficio, che la repubblica gli affidava. Perciò a Carlo Zeno, siccome il Senato aveva deciso, quel grado fu conferito assolutamente e con esso gli fu trasfuso tutto il potere di capitano generale della repubblica. CAPO XXI11. Carlo Zeno attacca le truppe genovesi e ne fa orrendo macello. Pacificalo che fu per questa guisa 1’ esercito, pensò lo Zeno, essere tempo opportuno a tentare un qualche fatto d’ arme contro i nemici. Tragittò pertanto le sue truppe dal lido di Pellestrina a quello di Chioggia. Ivi sbarcò il di 9 febbrajo, senza verun contrasto, ed impiegò due giorni a formare e fortificare il suo campo. La notte del giorno undici si spinse innanzi con un drapello di balestrieri, per esplorare il contegno del nemico: intanto aveva ordinato al restante delle sue truppe di starsene pronti colle loro armi ad ogni segnale di combattimento. E camminando sul lido, che mena a Chioggia piccola, s’incontrò in uno dei posti avanzali dei genovesi, proietto da una torre ben trincerata; e sebbene egli non avesse portato seco né scale nè altre macchine da combattere, nè altre milizie, tranne quei pochi arcieri, volle attaccare la zuffa contro i soldati, che presidiavano quel posto. La pugna fu accettala. Si accese essa assai viva dall’ una parte e dall’altra, e i genovesi n’ebbero grave danno: produsse in fine l’effetto, che lo Zeno sera