anno 1389. 229 Liberata così la regina dai pericoli che temeva, scrisse subito a Sigismondo, acciocché venisse a prendere il possesso del regno. Ma gli ungheresi del partito di Carlo giurarono di volerne vendetta: sicché la regina, vedendosi esposta alla loro collera, fuggì colla sua figliuola dall’ Ungheria per recarsi in Dalmazia, ove sapeva che i grandi, per la maggior parte, eranle favorevoli. Ma il bano della Croazia, venuto in cognizione della sua fuga, la fece arrestare in istrada ; quindi la fece strangolare, e fece chiudere la principessa Maria nella prigione di Castelnuovo. Il regno di Ungheria era quindi rimasto in balia dei partiti e della più feroce rivoluzione. Gli ungheresi del partilo della regina implorarono il soccorso dei veneziani, perciocché sapevano, che il partito contrario aveva stabilito di mandare a Napoli la principessa Maria onde impedirne così le nozze con Sigismondo. Né fu tardo il senato a secondare i loro voli ed a tentare di render vano il progetto di questi. Mandò sei galere, comandate da Giovanni Barbarigo, perchè andassero a far crociera nelle acque della Dalmazia ed impedissero il rapimento dell’orfana erede della contrastala corona. Biuscì al Barbarigo di liberarla dalla prigione e strapparla dalle mani de’ suoi nemici : la condusse a Segna, ove comaudava il conte Frangipani, uno dei signori, che ne favoriva il parlilo. Intanto Sigismondo, che aveva ricevuto la lettera di Elisabetta, era partilo verso l’Ungheria alla testa di numeroso corpo di truppe boeme, a cui, giunto appena alle frontiere ungheresi, unironsi le genti altresì di molli signori della nazione; cosicché al suo comparirvi tulle le cose piegarono in suo favore. I veneziani gli deputarono ambascialorc Pantaleone Barbo, il quale lo trovò in Buda e lo accompagnò sino ad Alba Beale, ove Giovanni Barbarigo gli condusse la principessa Maria. Colà nella chiesa di santo Stefano, fu celebrata la coronazione dei due sposi. Poco dopo la repubblica mandò a complimentarlo ed a congratularsi del prospero avvenimento gli ambasciatori Leonardo Dandolo, Paolo Morosini, Jacopo Dolfin, Pietro Bragadin, Marino Malipiero e Bemigio Soranzo. Egli