anno 1380. 123 venire in loro soccorso. E vi veniva con molte genti, ned era mollo discosto dal castello. Carlo Zeno lo seppe : e vedendo lo stalo miserando delle sue truppe, stanche, affaticate, scemale di numero per i molli morii e feriti, abbattute dell’animo per l’infelicità della riuscita, mentre il governatore slava per sopraggiungere con soldati freschi ed intatti , pensò a salvarne i residui. Quando egli s’ era avvicinalo al lido, per ¡sbarcarvi le truppe, le acque erano a tale altezza, che i navigli avevano potuto avvici-narvisi ; ma, nel framezzo di tulli questi avvenimenti, la marea aveva incominciato a riabbassarsi, e i marinari, per non restare in secco, s’ erano discostati ed eransi ritirali dove le acque erano più profonde. Perciò Io Zeno non era più in grado di ricondurre i suoi militi alla flotta. Ansioso ed angustiato dall’ aspetto di quel novello pericolo, guardava qua e colà per vedere se alcuna via di salute gli si fosse affacciata ; e finalmente s’ accorse, esservi uno strettissimo e difficilissimo sentiero tra mezzo a canne ed a paludi acquose, per lo quale poteva raggiungere le sue galere. In esso adunque entrò, ed a grandissimo stento e dopo lunga fatica le raggiunse alfine e si pose in salvo. Fu quindi sua cura di avvisare con sollecitudine il Senato, e di pregarlo a darsi pensiero per la salute del restante dell’armata, e per l’onore della repubblica. Se ne pentirono i senatori ; ma troppo tardi : le predizioni di Carlo Zeno sJ erano avverate. Deliberarono di richiamarlo a Venezia, ove la flotta al suo ritorno fu accolla con uguale entusiasmo ed allegrezza, quanto se fosse venuta da una cospicua vittoria. CAPO XL. Stato della guerra sul territorio trivigiano. Mentre queste cose avvenivano ai veneziani sul mare, non minori rovesci di fortuna soffrivano essi nei loro possedimenti di terra.