58 ' fori e dai merli del Ducale Palazzo, specchiarsi ne’ mobili argenti delle tue quiete lagun'e. L’ ombra con 1’ uniforme e solenne suo ammanto circonda di nuova maestà i tuoi monumenti ; torreggian, giganti delle acque, le tue moli superbe ; ma 1’ onda del gran canale, ora cieca, più non riflette le magnificenze e i tesori di quelle dei Pesari e dei Rezzonici ; d’ un velo propizio si copre la cadente maestà della casa dei Foscari, e solo pel zaffiro del firmamento si disegna e contorna la incoronata fronte della saracena Cà d’ oro. La notte ti muta in negra la splendida stola, ma tu ben diversa, non meno bella ti mostri, a vaga Yergin simile che ben può deporre i lieti panni e le rose, ma la beltà già non perde della florida gota. Ecco la folla per le tue vie più non si accalca ; posa il moto cittadino, e per le piazze e le rive, già così romorose, altra voce or non odesi, che il canto solitario e lontano di chi s’aiuta con esso in cammino e tardo a casa si riduce, o vigile antecipa 1’ aurora. La piazza è muta, e le sue cento faci non illuminano se non qualche rado sembiante, ed ardono nella solitudine e nel silenzio come la sacra fiaccola dei sepolcri.