anno 1380. 97 di quel giorno, eh’ egli non fosse colto di bel nuovo nell’ allo di suscitare tumulti: e sì che in tutto 1’esercito s’era comincialo a diffondere un grido, il quale diceva : Amie e sacco ! e nell’ impeto di queste grida, i soldati correvano ad assaltare Chioggia e ad entrarvi, quasi per impadronirsene e saccheggiarla. Ma le intenzioni di Roberto da Recanati erano ben luti’altro da queste. Egli aveva fatto accordo coi genovesi di entrare in Chioggia tumultuosamente, strascinandovi dentro il fiore dell’ esercito veneziano, perchè rimanesse esposto all’ impeto di loro e ne avesse grandissima rotta. Ma Carlo Zeno, il quale prevedeva tutto il danno di quell’inopportuno movimento, uscì dalla sua tenda furiosamente, e cacciatosi in mezzo ai soldati si accinse e con minaccie e con preghiere e con esortazioni a farli tornare indietro, e cui colle mani e cui colla spada urtava, percuoteva, rivolgeva dall’ entrare in città, a lutti gridando, essere state ingannatrici quelle voci, sovrastar loro grave dannose le avessero secondale, ed altre simili cose dicendo a quanti ne affrontava. Ora, vedendo inutile ogni suo sforzo a distorli da quell’ impresa, diè mano ad uno di quegli artifizii, di cui era feconda la prontezza del suo spirito : chiamò a sé un soldato della cui lealtà e destrezza aveva piena notizia, e promettendogli larghe ricompense gli diede ordine, che frammischiato cogli altri entrasse anche egli nella città, trovasse Roberto e ne spiasse diligentemente ogni passo, per conoscere che cosa facesse, dove fosse andato e con chi. Il fido milite eseguì appuntino la sua commissione : entrò in Chioggia cogli altri, fu preso dai genovesi e spogliato di tutto, siccome avvenuto era a quanti vi erano entrati. Ma non andò guari, cheRobèrlo coi suoi colleghi, capi della congiura, benché spogliati anch’ essi da prima, non entrassero a colloquio coi capi dei genovesi, manifestando loro : che quella notle era l’istante opportuno per porre in rotta i veneziani; che così avrebbesi potuto terminare la fatica di quella guerra; che non era da perdere nè da differire un’ occasione sì bella ; ed ogni cosa distesamente narrando di quanto nel campo dei veneziani era accaduto, e l’ora,che sapevano vol v. 13