Ihk LIBRO XVII, CAPO XL1V. Furono esaminate in secondo luogo le controversie coi genovesi, e fu stabilito, che si restituissero a vicenda i prigionieri senza veruna taglia o compenso, e che si rimettessero scambievolmente i danni c le ingiurie; che la fortezza di Tenedo, cagione principale delle presenti discordie, fosse consegnala al conte di Savoja, ed il presidio ne fosse pagato metà dai genovesi e metà dai veneziani, finché Amedeo, entro il limite di due anni, decidesse a qual dei due litiganti dovesse appartenere; che per due anni non potessero né i genovesi nè i veneziani navigare nelle parli della Tana ; che si restituissero da una parte e dall’ altra le terre e i luoghi occupati nella guerra presente ; che ai genovesi fosse libera la navigazione nel golfo di Venezia, com’era stato accordalo nella pace del 1355. Assai più lunghe e più intralciate furono le discussioni dei capitoli proposti dal Carrarese : ma finalmente, dopo molti dibattimenti, si venne a capo di conchiudere, che da una parte e dall’altra si perdonerebbero intieramente i danni e le ingiurie; che si restituirebbero senza prezzo veruno i rispellivi prigionieri ; che i veneziani non recherebbero veruna molestia in avvenire al Carrarese per cagione dei castelli, delle bastie, delle terre e dei luoghi occupati da lui nel territorio di Trevigi; che il signore di Padova restituirebbe ai veneziani Cavarzere e la bastia di Moranzano in quello stato, in cui si trovano, salvo il dirilto di estrarne le munizioni da guerra ; che i veneziani d’altronde resliluirebbero al Carrarese la torre del Corame, accordandogli pienissima libertà di fabbricare a talento nel suo territorio castelli, bastie, torri, fortezze, e nominatamente quelle di Caslelcaro e di Oriago ossia Porlo-nuovo, e di piantarvi torri di rimpello; che si esaminerebbero di bel nuovo le controversie circa i confini, derogandosi in questa parte al trattalo della pace conchiusa il di 21 settembre 1573, e che se ne porrebbero le pietre, che li determinano, nei luoghi conosciuti di ragione e di equità; che i veneziani concederebbero ai padovani il sale a tenore dei patti stabiliti nell’ ultima pace ; che a Fina, moglie di Francesco da Carrara, la quale diceva di aver dato