ANNO 1581. 145 diritto sulle bocche dei fiumi che mettono foce nel golfo, per cui potessero i suoi sudditi navigare liberamente da Pulmentorio e da Rimini sino a Venezia. L’accordo fu, che i sudditi del re lo potessero bensì, ma senza portare merci nè vettovaglie; e che la repubblica contribuisse annualmente alla corona di Ungheria la somma di settemila ducati. I veneziani inoltre promettevano di rinunziare affatto a qualunque diritto sulla Dalmazia, a tenore della pace stabilita nel 1558; concedevano a tutti i sudditi ungheresi, e nominatamente a quelli di Zara, la libertà del commercio in tutti gli altri stati dei veneziani di là di Pulmentorio e di Rimini. Eleggevasi di comune accordo il pontefice a giudice arbitro delle differenze, che fossero per avventura insorte tra loro in appresso. I veneziani finalmente obbligavansi a restituire al re i luoghi e castelli da essi occupati nel corso di questa guerra, e nominatamente la città ed il castello di Cattaro ; ed il re d’ altronde si obbligava a restituire ai veneziani i luoghi, di cui s’ era impadronito. Da quest’ articolo per altro s’intendevano esclusi la città di Trevigi e i luoghi consegnati al duca di Austria nel territorio trivigiano, come pure Ce-neda e gli altri luoghi del cenedese ; acciocché il re viceversa non avesse ad assumersi 1’ obbligo di far restituire ai veneziani i castelli e le terre, die Francesco da Carrara aveva occupalo nel trivigiano, i quali erano i castelli di Noale, di Castelfranco, di Asolo, la bastia sopra il Sile, la bastia di Casale, la bastia di Castel Alve-rio, coi relativi lerritorii e ville e giurisdizioni. Nè il re si obbligava, in vigore di questo articolo, alla restituzione della bastia di Colle, nè della rocca di san Martino di Ceneda, nè dei lerritorii di esse; nè per la stessa ragione ad indurre il patriarca di Aquileja a restituire i luoghi, che in questa guerra avess’egli tolto ai veneziani. Furono finalmente compresi nell’ aggiustamento i seguaci e gli aderenti del re, tra i quali in ¡specialità Guecellone, Gerardo e Rizzardo da Camin, conti di Ceneda, coi loro sudditi, luoghi e castelli ; e, per parte della repubblica di Venezia, gli aderenti suoi, eh’ erano Rambaldo ed Enscdisio conti di Collabo.