ANNO 1380. CI Quindici galere aveva Carlo con sè, le quali urtile alle 34 die vi aveva la repubblica, diventavano quarantanove, ed inoltre avevano i nostri una grossa nave e ganzaruoli e barche e palischermi ed altri navigli sino alla somma di quattrocento. E poco dopo arrivarono altre tre galere da Candia ed una da Arbe, cosicché for-mossi una flotta di cinquantadue galere oltre agli altri legni inferiori, che ho testé nominalo. Si può ben credere con quanta espansione di animo fosse accollo lo Zeno e con quante onorificenze ne fossero esaltali i meriti ed il valore. Fu tosto mandato colle sue galere al porto di Bron-dolo, ove stava il Pisani, acciocché tra loro concertassero il piano di guerra da doversi intraprendere. Deliberarono di affondare degli altri navigli alla bocca di quel porto, onde rendere ai genovesi vieppiù sempre impossibile lo scampo per quella parte. Ivi pertanto furono affondate due galere imbrandate, fatte venire appositamente da Venezia, e furono poste grosse catene di ferro dall’ una all’ altra di esse. Quindi fu disposta in buon ordine la guardia da farsi continuamente a quel porlo ; e sì, che Vittore Pisani stava con cinque galere a san Biasio, attraverso il canale, che chiamasi l’Andilo e che va verso Chioggia, ed altre cinque ne aveva nel canale che porta alle Bebbe : e queste galere stavano slegate per potere ad ogni bisogno accorrere qua e colà. Nel canale del Becco era appostato lo Zeno con sette galere, e Franceschino dalle Boccole stava con altre cinque nella Conca di fuori. Era stabilito poi, che la sera, al tramontare del sole, si riducessero tutte appresso Brondolo, ed avessero lutla la notte in loro assistenza barche armale, le quali vegliassero ad impedire qualsifosse sorpresa degl’inimici. CAPO XVIII. Impetuosa burrasca: combattimento alla bastia della Lova. Non v’ ha cosa umana, per prospera e liela che sia, la quale non si mescoli presto con qualche afflizione: tanta è la mutazione,