122 LIBRO XVII, CAPO XXXIX. » dubita, che lilialmente con tardo pentire non v’ abbiate a dolere n del fatto. » CAPO XXXIX. Infelice combuttimenlo a Marano. 11 discorso dello Zeno mosse gli animi di molti de’ senatori ; non però di tutti, né del maggior numero di essi. Fu presa la deliberazione, che si avesse a ritornare a Marano e se ne avesse a ritentare l’impresa. Carlo Zeno dovette ubbidire. Partì da Venezia con ccncinquanta navigli bene armali e provigionati. Giunto a Marano, fece sbarcare i suoi soldati ed attaccò subito il castello. La guarnigione, che presidiavalo, ne sostenne con sommo valore l’attacco; e, favorita dall’ altezza del luogo, fece danni considerevoli agli assalitori. Anche 1’ imperterrito Carlo n’ ebbe a soffrire ; perchè colpito nel collo da una pietra, che gli scagliarono addosso i nemici, cadde mezzo morto in una delle fosse del castello. E sebbene i soldati veneziani accorressero tosto per trarlo fuori di là, non lo poterono con tanta facilità; perchè i nemici, accortisi del caso, incominciarono a tempestarli di freccie, di sassi, di lancie, e di quante mai materie nocevoli poterono avere alle mani. Tutta-vulta vi riuscirono, e lo portarono in una chiesuola non mollo di là discosta. Ivi poterono a poco a poco fargli ricuperare alquanto gli spiriti : ma 1’ assenza di lui dalla zuffa faceva intanto scemare di assai l’ardore dei combattenti,i quali incominciavano ormai a pensare piuttosto alla propria salvezza di quello che al danno de’ nemici. Tre ore vi stett’ egli lontano: ma riavutosi un poco, ed udendo il discapito, che ne soffrivano le sue armi, si fece fasciare alla meglio la ferita, e corse a rianimare il fuggitivo coraggio dei vacillanti soldati. Rientra nel conflitto e lo riaccende bensì ; ma in lutto quell’ intervallo di tempo gli assaliti avevano mandato avviso dell’ assalto al governatore di Aquileja, acciocché si affrettasse a