anno 1379. 17 fiducia una ostinala inflessibilità: lo sialo delle cose era tale da dover sacrificare qualunque cosa piultostoclié sacrificare volontaria-menle la patria. Si radunò il Consiglio maggiore, e fu deliberato a pieni voli, clic il desiderio del popolo si avesse ad appagare ; che il Pisani si liberasse dalla prigionia; che gli si restituisse il carico di supremo generale da mare. Il Pisani adunque fu tratto di carcere in mezzo alle grida universali, Viva messer Vittore Pisani; alle quali egli rispondeva: Viva messere san Marco, ed esortava i circostanti a ripeterne con lui l'esclamazione. Ci fa sapere il Sanudo (1), che il doge stesso «colla » Signoria gli venne incontro al palo della scala del palazzo e il » menarono all’ aliar grande della chiesa di san Marco c gli die-» dero il gonfalone di capitano. E pure il popolo gridava ad alta » voce : Viva messer Vittore Pisani. Et egli diceva clic tacessero » e che gridassero: Viva messere san Marco. E cosi andò accom-» pagliato da molti fino a casa sua a san Fanlino; e da san Marco » fino a casa sua non si sarebbe potuto battere in terra un grano » di miglio, lauta gente s’ era ridotta per vederlo. Dipoi la malti-» na seguente il dello Vittore Pisani capitano per tempo venne » nella chiesa di san Marco e udì la messa. Poi andò all’ aitar » grande e fece un bellissimo sermone volgare, confortando tutto » il popolo, che dovessero andare nelle galere per difesa della li- • bertà di questa città e mettere la propria vita per liberazione di » quella. E subilo si parli collo stendardo avanti e andò in galera, » e lutto il popolo gridava: Galere, galere ; armi, anni. E di subito » furono armate sei galere e trenta ganzaruoli e molti palischermi ; » appresso quelli che aveva Giovanni Barbarigo capitano di detti » ganzaruoli con sè. • Ciò avveniva il giorno 21 agosto. Ma ad onta dell’entusiasmo, che aveva iuvcslito 1’ animo dei veneziani per le buone parole del Pisani, non potevasi cancellare dalla mente l’idea ed il timore di (i) Vite ilei dogi. VOL. v. 5