63 biti colla pelliccia. Gli amici della estate tengono il loro luogo: incominciando dal 1.° di maggio fino a’ primi di novembre, la gente più non’si riconosce in città, si procede di sorpresa in sorpresa, di meraviglia in meraviglia : 1’ uomo si crede trasportato a Manilla, a Giava, a Timbuctù o nelle isole della Sonda, paesi torrefatti, terre aride, arse, ove gli abitanti hanno continuo il supplizio di Guatimozino, che fu arrostito sulla gratella, e dove il terreno somiglia a una fetta di pane troppo abbrustolito. L’idea è giusta, se non è nobilissima affatto. E come d’inverno sono alcuni caratteri inevitabili che s’incontrano da per tutto, e così anche 1’ estate ha suoi accoliti necessarii. D’ inverno s’ hanno gli uomini che stanno tutte le ore ad arroventarsi alle stufe, quelli che si tengono serrati nella perpetua custodia dei loro mantelli e si rialzano il bavero fino nei bollori della Fenice, prime recite; le persone che si scaldano i piedi battendoli camminando per le strade, anche se piove, o si riscaldan le spalle gittandosi dietro le braccia, anche se in quella passerà loro dappresso qualcuno; le persone che si soffiano nelle dita quantunque n’abbiano i guanti doppii coll’ agnellina. La state