222 LIBRO XVIII, CAPO VI. » dei vostri stati. Sappiamo quanto in quella occasione passò tra • voi e noi : è inutile che ci trattenghiamo di vantaggio su questo » punto. Noi preferiamo di volere con voi una guerra aperta, piut-» tostochò una finta pace. Vi dichiariamo perciò, che, passato il » dì 50 giugno del presente anno, vi sarà guerra tra voi e noi. » La signoria di Venezia, stretta in alleanza con noi, concorrerà » in questa guerra a tutto suo potere, e speriamo che Iddio, il * quale abborrisce l’infedeltà e l’ingratitudine, ne volgerà contro » voi gli avvenimenti. » Intese allora Francesco tutta la gravezza del pericolo, che gli sovrastava, attaccato da due potenze, a ciascuna delle quali era egli di lunga mano inferiore. Tuttavolta l’orgoglio suo non gli e ne lasciò neppur travedere in faccia ai suoi avversar» il timore. Egli non era in caso di entrare in campagna aperta contro forze tanto superiori alle sue. Distribuì perciò le sue truppe nelle piazze e nei castelli, risolto a difenderli di mano in mano ed a contrastarne ai nemici ad uno ad uno il possesso. Lasciò in Padova con buona guarnigione il suo figliuolo Francesco Novello, detto anche Francesco II, ed egli andossi a chiudere in Treviso, ch’era la più forte di tutte le sue piazze, ed ivi stette aspettando gli effetti della formidabile lega formata a’ suoi danni. Intanto era entrato in questa lega contro di lui anche Alberto marchese d’ Este e signore di Ferrara, succeduto poco prima nel principato al defunto fratello Nicolò; e per mostrare la sua affezione alla repubblica di Venezia avevale chiesto di essere aggregato alla nobiltà patrizia, e ne aveva ottenuto il favore per decreto del maggior Consiglio del dì 20 giugno di quello stesso anno 1588. Ed inoltre s’erano uniti co’ veneziani anche i signori del Friuli. La loro lega fu pubblicata in Pavia, e fu eletto supremo capo del-1’ esercito alleato Giaeomo dal Verme.