220 LIBRO XVIII, CAPO VI. » fortezze verso Vcnetia. Che Treviso e Trevisan, Ceneda e Ce-» nedese fusseno della signoria nostra. Che il suo signore non po-» tesse acquistare Feltre e Cividal, se prima non acquistata Padoa » e Padoan, Treviso e Trevisan. Che la signoria nostra donasse » al suo signore ducati cento mille il primo anno et segondo, che » tanto doveva durare la lega ogni mese la rata, e di quelli po-» tesse spendere essa Signoria ducati due mille al mese in armare « barche et altro contro il detto signor di Padoa. » CAPO VI. 1 veneziani si uniscono al Visconti. I signori di Milano avevano sempre avuto propensione a collegarsi coi veneziani, perchè li consideravano come una potenza, di cui gl’ interessi non potevano mai venire a concorrenza coi loro, e di cui T assistenza poteva riuscire ad essi vantaggiosa per la esecuzione dei loro progetti ambiziosi. D’altronde i veneziani coltivavano destramente 1’ amicizia di quelli, perciocché li riputavano il migliore slromento ad impedire il progresso dei principi contrarii nelle loro tendenze agl’ interessi della repubblica. Tuttavolta allo stringere coi Visconti un’assoluta alleanza era ostacolo gravissimo la notissima fama della mala fede di Galeazzo, la quale non avrebbe potuto essere posta in obblio, se non allorché avesse dato ai suoi alleati un qualche pegno non dubbio della sua fedeltà. A tal uopo egli chiese ed ottenne, che Carlo Zeno servisse nel suo esercito ed avesse il governo di Milano. Per un antico decreto del Senato era proibito a qualunque cittadino veneziano 1’ accettare qualsifosse ufficio od incarico sotto un dominio straniero; ma in questa circostanza; tuttoché lo spirito # del governo fosse anche allora, siccome sempre, inflessibile a non moderare la severità delle leggi; si credè conveniente il condiscendere alle istanze del Visconti, per la speranza di averne poscia a