152 unno xvii, capo xli. CAPO XLI. I veneziani cedono Treviso al duca d’ Austria. Nel mentre, che si andava trattando di pace, il signore di Padova, anziché astenersi dalle ostilità contro i veneziani, le aveva ripigliate con più franchezza, tanto più, eh’ era informato della condizione infelicissima della città assediata c d<4 malcontento, che serpeggiava nelle loro truppe, a cagione delle paghe, che venivano ritardate. Egli aveva già corrotto successivamente col denaro le guarnigioni, che presidiavano in nome dei veneziani Noale, Sacile, Sorravallc, Molla e Conegliano e se n’ era fallo padrone. Ed ultimamente aveva guadagnato collo stesso mezzo una porzione delle truppe che difendevano Meslre ; cosicché gli era libero lo scorrere e far ogni specie di guasti su tutto il territorio della marca trivigiana. Il Senato, vedendo 1‘ impossibilità d’ impedire i progressi di lui, e temendo che s’impadronisse anche di Trevigi, cui la fame avrebbe forse costretta a capitolare, deliberò di appigliarsi ad un partito, che dovesse assicurare la tranquillità della repubblica, lut-toché priva di questa città, cui non era più in grado di difendere e di tenere. Ridotta adunque alla necessità di spogliarsene, volle almeno evitare che fosse posseduta dal Carrarese, il quale a buon diritto era riputato il primo autore di tutti i mali, eh’ essa aveva sofferto c soffriva. Risolse perciò di cederla a Leopoldo, duca di Austria, e di opporre cosi all’ orgoglioso Francesco da Carrara un avversario capace a tenerlo entro i limiti della convenienza e del dovere. Fatta la quale deliberazione, fu spedito Pantaleone Barbo a trattarne con quel principe; nè vi trovò ostacolo; anzi la cessione fu accolta dal duca con somma gioja. Era questo un acquisto, che lusingava al maggior segno la sua ambizione ; perchè, padrone di