anno 1403. 253 » sarebbe temerità, sarebbe anche di sommo pericolo a me il tra-» passare i limili dell’autorità confidatami, perchè i veneziani sono » sempre severi vendicatori delle disobbedienze alle leggi e alle » consuetudini, lo dunque senza saputa del senato non posso ac-» cingermi a veruna impresa contro di chicchessia : se il senato mi » darà il comando, io subito con giocondo animo ubbidirò. » Bucicaldo, vedendo affatto inutile ad ottenere il suo scopo qualunque arie od inganno, per ben pallialo ed insidioso che fosse, pieno d’ira e di sdegno risolse di non aver più a dissimulare, ma di doversi all’indomani manifestare colle armi. Diress’egli pertanto il suo corso verso Bairut, ove i veneziani tenevano grandi depositi di mercanzie di ogni genere: ivi giunto sbarcò a terra le sue genti ed assalì quel castello, e senza grave fatica, perciocché nessuno degli abitatori ne sospettava tampoco, se ne fece padrone : quindi vi saccheggiò tulli i magazzini dei veneziani, i quali pur temendo della vita furono costretti a cercare salvezza nella fuga. Con ciò erano violali i palli della pace recentemente conchiusa, sicché lo Zeno avrebbe potuto a tulla ragione rivolgere le sue armi contro le galere genovesi. Tuttavia volle prima cercarne soddisfazione per mezzo di ambasciatori, che mandò al comandarne di qucl-l’impresa; e poiché inutilmente gli avevano questi rappresentalo la sconcezza di quell’azione, altri ne mandò a lui di bel nuovo, benché ancor essi senza verun effetto. Anzi a maggior sdegno si accese il maresciallo violatore della pace tra le due nazioni, ed alle armi costrinse contro di sè il tranquillo animo del veneto generale. CAPO XIII. Combattimento navale tra genovesi e veneziani. Carlo Zeno per meglio appoggiare i suoi reclami e per proteggere le navi di bandiera veneziana appressò la sua squadra alla genovese: e il 6 dicembre 1403 si trovarono entrambi sulle coste