A N N O 1381. 141 già impoverite provincie. Tutti desideravano ansiosamente la pace ; gli stessi, che combattevano, ne sentivano il bisogno; nessuno per altro si accingeva a promuoverla. Filippo Balardo, vescovo di Torcello, oriundo della diocesi di Torino (1), e perciò forse dal Chinazzo (2) e dal Yerci (3) creduto savojardo, intraprese a stimolare il conte Amedeo di Savoja, acciocché se ne facesse mediatore. Né durò fatica ad indurvelo. Egli anzi mosso alla vista dei mali, di cui era feconda una guerra così lunga e rabbiosa, aveva mandato ambasciatore a Venezia il vescovo suddetto, sino da quando in Cittadella era stato riaperto il congresso degli ambasciatori, di cui altrove ho parlato (4) ; erasi esibito a fare ogni buon uffizio, acciocché seguisse l’accordo, ed aveva invitato la Signoria di Venezia a mandare a lui ambasciatori per trattarne cogli altri, che a Torino similmente presso di sé avrebbesi fatto mandare dagli altri principi. Ebbero buon esito colesti suoi buoni uffizi, sicché furono mandali a lui con ampie procure gli ambasciatori, di cui espongo i nomi qui sotto. Pel re di Ungheria: Valentino, vescovo di Cinque-Chiese, Paolo, vescovo di Zagabria. Per la Repubblica di Vme zia : Zaccaria Contarini, Giovanni Gradenigo, Michele Morosini. Per la Repubblica di Genova: Leonardo da Monlalto, Francesco Embriaco, Napoleone Lomellino, Matteo Maruffo. (1) Flam. Corn., tom. X. ; ved. il Ten- (3) Stor. della Marca Trivig., lib. XVIII, tori, tom. VII, pag. 386. pag. 256 del tom. XV. (2) Cron. della guerra di Chiog.Tpres- (4) Ved. nella pag. 129. *o il Muratori Rer., Ital. Scripttom. XV, pag. 787.