ANNO 1380. 71 Lo Zeno ubbidì sull’ istante : fece spargere tosto tra i soldati la notizia del suo arrivo e eli’ egli voleva ad essi parlare. Questo annunzio si divulgò in brevi momenti, c produsse 1’ effetto die si bramava : imperciocché ebbe tale forza di sedare quel furore, che ciascheduno, di qualunque grado si fosse, ricorse a lui portandogli i proprii lamenti e chiedendogli chi giustizia e chi vendetta. Carlo allora diresse all’ esercito parole di rimprovero e nel medesimo tempo esortazioni a conservare tra loro 1’ amicizia e il buon ordine, a far tacere ogni privato affetto, per non ascoltare che la voce dell’onore e del servizio militare, a concentrare gli odii parziali nel solo odio ai nemici, ed a cercare la sconfitta di questi per mezzo della scambievole loro unanimità. Premii e ricompense promise loro da ultimo, ed in fine li congedò dalla sua presenza, facendone restare i varii capi, a cui voleva parlare. Alcuni di questi avevano militato con lui in altre guerre ed erangli perciò familiari ed amici. Loro dunque parlò con insinuanti maniere, e pose loro sott’ occhio gli obblighi, che avevano contratto colla repubblica dacché ne avevano assunto il servigio; fece loro considerare in quale pericolo l’avevano messa con siffatte animosità personali; richiamò loro al pensiero 1’ indole dei nemici, di cui stavano a fronte, i quali, siccom’ è proprio di tutti quelli che combattono, trovano più vigorosa assistenza alla propria causa nelle discordie degli avversarli, di quello che nelle armi che tengono in mano ; gli esortò a cercare la vittoria dei genovesi, prima che altrove, nella scambievole pace ed armonia dei loro sentimenti; li persuase a differire la disputa di qualunque controversia sino alla venula del nuovo generale, che si aspettava di giorno in giorno c che avrebbe colla sua autorità e colla sua giustizia rese paghe e soddisfo le ragioni di tutti. Con questi ed altri simili ricordi c suggerimenti, potè lo Zeno appresso di loro per guisa, che gl’ indusse a promettere una tregua di un mese a qualsifosse loro litigio. E poiché tutta la sostanza dei dissapori si riduccva a prelen dere del denaro, nè l’erario pubblico, a cagione delle sue gravissime