228 LIBRO XVlIi, CAPO Vili, avevano tolto alla repubblica la Dalmazia. Carlo vi spedì nel 1385 un corpo di truppe, le quali, senza veruna opposizione s’impadronirono dell’ ìsola. Avvenne di poi, che compiuta appena cotesta impresa, Carlo fu chiamato al Irono di Ungheria. La regina Elisabetta, vedova del re Lodovico, non era punto accetta alla nazione per la sua durezza del governare, ed aveva altresì provocalo contro di sè l’odio dei primarii signori del regno. Ella, occupala soltanto del procacciare la sorte e la prosperità delle sue due figlie, sacrificava a questo gl’ interessi dello stato. La minore di esse, che aveva nome Edvige, erede della corona di Polonia, era divenula moglie di Giaghellone granduca di Lituania. La primogenita Maria, a cui spellava la corona Ungherese era fidanzata a Sigismondo di Lu-xemburg, fratello dell’ imperatore Venceslao e figliuolo dell’ imperatore Carlo IV. Gli ungheresi d’ altronde non approvavano qne-slo matrimonio, che doveva unire la loro sovrana ad un principe di sangue straniero ; perciò invitarono Carlo de la Paix a venire in loro soccorso. Nè tardò egli punto a secondare i loro desiderii : lasciò in Napoli la regina Margherita coi due suoi figli Ladislao e Giovanna, e recossi in Ungheria, ove fu acclamato re, e ne ricevette allresi la corona. E ben naturale, clic siffatto rovesciamento dei disegni di Elisa-betta aveva a cagionarle sommo dolore : ella per altro lo seppe abbastanza dissimulare, aspettando 1’ opportuna occasione di pigliarne vendetla. E sebbene s’ accorgesse, che la sua vita era in pericolo, massime sull’ esempio dell’avvenuto in Napoli alla regina Giovanna, sacrificala all’ambizione di Carlo, tultavolla non si curò di allontanarsi dalla corte; ove meditava di rendere al nuovo re il contraccàmbio di quanto aveva egli fatto per assicurarsi la corona di Napoli. E, infatti, risoluta di disfarsi dell usurpalore, un giorno, in cui egli erasi recalo a lei per parlare di affari, lo fece assalire da un assassino a bella posta preparato all’ insidia, il quale gli spiccò di un colpo la testa.