218 Linr.o xvni, capo v. E da notarsi in particolarità, per far conoscere l’indole di quei tempi, non migliori certamente dei nostri, essersi trovate nel campo nemico, tra i prigionieri, clic furono condotti in Padova, du-cenlundici meretrici, l’ingresso delle quali ebbe faccia di trionfo, perciocché tutte procedevano con un mazzolino di fiori in mano ed una ghirlanda sul capo, e tutte furono condotte al palazzo del principe a ristorarsi con una refezione loro appositamente apprestata. Giovanni Galeazzo Visconti, signore di Milano, al subito annunzio, che potè avere, dei primi vantaggi dello Scaligero sul territorio padovano, cercò di scandagliare secretamente 1’ animo e le intenzioni sì di Antonio che di Francesco, onde poterne trarre profitto per sò, sia che 1’ uno o 1’ altro fosse rimasto il vincitore. Ma quando poi ebbe notizia della sconfitta di quello, mandò per mezzo di un ambasciatore le sue congratulazioni al Carrarese per la vittoria ottenuta; gli si esibì pronto in ogni tempo a prestargli qualunque ajuto, di cui avesse avuto bisogno; lo invitò ad entrare con lui in società, offerendosi disposto a sostenere per due terzi le spese di quella guerra, a patto che nella vittoria fosse aggregata Verona alla signoria di Milano e Vicenza a quella di Padova. E nel medesimo tempo l’insidioso principe mandò ambasciatori anche allo Scaligero per condolersene dell’avvcnulo, e per esibirgli qualunque genere di soccorso contro il da Carrara. Ma il signore di Verona, sia che non si fidasse punto del Visconti, o sia che lealmente operasse ed in buona fede, ringraziollo delle offerte, e dissegli, di non potersi dilungare dalla volontà della repubblica di Venezia, la quale era stata ed cragli in quella guerra il suo principale sostegno. Anche il signore di Padova mandò ambasciatori allo Scaligero, per esortarlo alla pace, cui gli offeriva a buoni palli, persino promettendogli di pagare ogni danno da lui sofferto a motivo di questa guerra ; ma egli, divenuto superbo per 1’assistenza di sessanta mila ducati d’oro (1), arrivatigli poco prima da Venezia, ne rigettò qualunque proposizione. (i) Vcrci, lib. XIX, nella pag. 127 del lora. XVI.