li»0 LIBRO XVII, CAPO XLIII. Lo Zeno, dopo avere concesso qualche riposo alle sue genti, salpò da Livorno, e prendendo la via della Grecia venne ad approdare a Modone, ed ivi si fermò per aspettare gli ordini del Senato. Intanto anche le notizie, eh’ egli da Pisa gli aveva inviate, erano giunte, ed in risposta gli furono mandate a Modone altre dieci galere, capitanate da Lodovico Loredano, acciocché ingrossassero la sua flotta e potesse quindi ritornare più coraggioso e formidabile nei mari di Genova, a molestare in casa loro i nemici. E si mosse infatti ben presto alla volta di quella riviera ; e, toccale appena quelle acque, si diede a predare quanti navigli ebbe ad incontrare di mercanzie de’ genovesi, sui quali fece assai ricco bottino. Ma, finalmente, una sera, avendo preso porlo a Livorno, vide appressarsi alla flotta sua una scaffa a suon di trombe e splendida per molti lumi, la quale conduceva a lui un nunzio di pace per consegnargli lettere del Senato, cogli ordini che ne dovevano essere la conseguenza. Gli si faceva noto per esse, non essere più guerra tra veneziani e genovesi ; essersene fatto scambievole accordo, con solenne promessa di porre nell’ obblio qualunque antico dissidio ; doversi Io Zeno perciò astenere da qualunque preda ed offesa ai genovesi. Ed egli appena ebbe ricevuto quest’ ordine, si die’ cura diligente a restituire le robe tolte poco dianzi a navigli de’ genovesi, e poscia, lasciato il mare Mediterraneo, si diresse alla volta di Modone, ad aspettare colà, secondo il consueto, gli ordini del senato. CAPO XLIII. Amedeo conte di Savoja s’interpone tra i principi e la Repubblica onde conchiudere la pace. I popoli deir Italia erano ormai stanchi del lungo guerreggiare delle due nazioni, le quali tenevano perciò nell’ estrema desolazione il commercio, ed a sempre più dura miseria traevano le