18 turno xvn, capo v, una tristissima fine. Perche, sebbene fosse anche riuscito ad opporre contro i vincitori una valida difesa, lullavolta la mancanza dei viveri annunziava impossibile dall’altra parte una più lunga resistenza. Era già stata presa la risoluzione di venire a parole di pace. Era stato scritto al signore di Padova, ed eragli stato chiesto un salvocondotto per Pietro Giustinian procuratore, per Nicolò Moro-sini e per Jacopo Priuli, i quali volevansi mandare a chiedere la pace. Ed aveva risposto il da Carrara, sè non poter concedere salvocondotto a chicchessia, nè accettare ambasciatori senza l’assenso de’ suoi confederali. S'erano perciò mandati a Pielro Doria, generale dei genovesi, alcuni prigionieri delle sue ciurme, i quali stavano nelle carceri di Venezia, ed avevano promesso di ritornarvi tostochè avessero potuto indurre il Doria ad entrare in qualche accordo. Vi ritornarono questi; ma portarono la risposta, che il Comune di Genova lo aveva mandalo con tante truppe, per conquistare e distruggere la città di Venezia, c eh’ egli avrebbe compiuto senza misericordia gli ordini ricevuti. Di questa risoluzione cosi fa menzione il cronista Marco Barbaro (1), con cui trovo d’ accordo anche le altre cronache di quel tempo. » Essendo in tali termini parve al Senato per haver pace » mandare ambasciatori a Chioza a mess. Pietro Doria capitanio » generale de’ genovesi et al signor di Padoa, che era ivi anco lui, » e la commissione sua fu delta Deliberalo tenebrosa, la quale non » ho veduta per essere nel Consiglio de’ Dicci, ma dicesi, clic li » detteno caria bianca, purché Venezia rimanesse libera, li quali » alli 22 del detto mese li esposero il bene, che era a godere le » vittorie c non tentare la fortuna, provando ciò con molli cssem-» pii passali, e con il nostro, che non volendo con loro genovesi » la pace onorevole quando fu rotta, la sua armala a Sardegna, » 1’addimandassimo poi, e fu fatta con danno nostro del 1555 » dapò presa tutta 1’ armala nostra in Porlo longo.....rispose (i) Presso il Tentori, Stor. Veti. , pag. 211 ilei tom. VI.