582 LIBRO XLVII, CAPO Vili, possessioni. II Coniarmi, che doveva essere arrestato la notte 21 maggio, ebbe la destrezza di sottrarsi alla vigilanza della guardia : ma, pensandovi meglio, nell’ indomani si presentò al Consiglio di X, annunziandosi pronto a riceverne gli ordini. E gli ordini furono, che ritornasse pure a casa sua, ove la notte stessa fu arrestato, e sotto buona custodia tradotto a Cattaro : ivi terminò la sua vita. Queste misure di severità impaurirono i caldi amatori delle innovazioni, sicché il governo potè attendere con tranquillità alle riforme, che riputavansi di maggiore necessità. Fu provveduto pertanto alla equità degl’ impiegati, richiamando in vigore le leggi, che ne avevano relazione ; fu posto un freno al lusso, su cui tante prescrizioni esistevano di già ; fu determinato il commercio delle derrate ; fu proibita l’introduzione delle merci forestiere, acciocché venisse favorita 1’ operosità del popolo e la prosperità delle fabbriche nazionali. Fu imposto agli avvogadori di porre insieme accuratamente le discipline della loro magistratura e di costringere il ministero subalterno all’ adempimento dei propri doveri ; fu progettato il lavoro d’una particolare legislazione per l’arsenale; ai nobili fu proposto di prender parte sì col proprio nome e sì coi loro capitali agli stabilimenti commerciali ; e finalmente, quanto alla pubblica istruzione dei nobili, fu deliberato di continuarla nell’ accademia già esistente, e di accrescere il numero dei seminaristi, quanto all’ educazione ecclesiastica. Così 1’ argomento, che aveva dato motivo alle discussioni e alle inquieludini di più mesi, ebbe il suo sviluppo in perle coll’ autorevole forza del braccio possente del tribunale dei Dieci, ed in parte colle sagge e prudenti precauzioni degli appositi correttori. CAPO Vili. Considerazioni sull’ esposto argomento. A taluni forse sarà sembrata prolissa di troppo, ed a taluno anche inutile affatto, la lunga digressione, che nei tre ultimi capitoli