8 LIBRO XLV, CAPO lì. retrocedere dal primo passo ormai conosciuto funesto. I savi del Consiglio, in somma, furono con le loro aberrazioni e coll’ abuso della loro autorità i soli, che trassero la repubblica sino all’ orlo del precipizio, in cui poscia per irresistibile impulso, rotolando giù quasi per la china di un monte, andò irreparabilmente a sprofondarsi e perire. Ed in ciò appunto consiste tutto il torto del governo di Venezia, di non essersi scosso né alle ragioni di chi perorava per la neutralità armata, né alle proteste dei cinque savi agli ordini, che ne avevano penetrato il pericolo, nè finalmente alle voci del pubblico sdegno, che riprovava il pazzo consiglio della neutralità disarmata. Lungi adunque dal voler io occultare o giustificare gli sbagli, che di mano in mano condussero la repubblica all’ ultimo suo eccidio, ne mostrerò anzi, colla guida dei documenti, la serie deplorabile ; acciocché s’abbia quindi a conoscere nel suo naturale e legittimo aspetto la verità, ed acciocché cedano alle ragioni ed ai fatti le con-ghietture, i sogni, le esagerazioni, le menzogne, le calunnie di chi ad occhi chiusi percorse questo tratto di storia veneziana, respirando non altra aura, che il fanatismo dell’ adulazione e degli applausi alle glorie della francese repubblica conquistatrice. Più che di altri dovrò, nel progresso di questi avvenimenti, combattere l’infedeltà del Darù, giacché più degli altri s’ è cattivata la simpatia di chi non curasi di saper a fondo le cose ed é pago di un’ abbagliatrice franchezza dello scrittore contemporaneo, il quale scrive sui documenti, che gli fanno comodo allo scopo suo, e ne trasanda poi quelli, che, forse più importanti, farebbero torto all’Eroe, che s’è proposto di esaltare. Ciò premesso, ripigliamo il filo della storia. CAPO II. Successione di dogi: vertenze con la corte di Roma. Di poco sopravvisse al saggio accomodamento della questione aquilejese cd all’ erezione della nuova cattedra arcivescovile di