10 LIBRO XLV, CAPO li. contro il papa, sarebbe avvenuta contemporanea alla soppressione del patriarcato : mentre invece ne fu posteriore di quattordici mesi. Addì 7 infatti del settembre 1752 il senato decretóla rinnovazione di quelle ; e il patriarcato di Aquileja era cessato per la bolla de’ 6 luglio 1751. Anziché il risentimento adunque verso la romana curia, i frequentissimi abusi di questo e di quello, che per vie indirette chiedevano a Roma grazie, dispense, privilegi ed altre simili cose spirituali, che non di rado offendevano l’episcopale giurisdizione degli ordinarli, indussero il senato a circoscrivere 1’ esecuzione delle ottenute condiscendenze alla notizia del governo ed alla via ordinaria dell’ ambasciatore veneziano residente in Roma. Nè ciò era novità ; perchè trattavasi di favore concesso da un sovrano estero a sudditi della repubblica, la quale aveva per massima, che nessuno de’suoi potesse chiedere od accettare se spontaneamente esibito, verun privilegio, onorificenza, favore da qual si fosse sovrano straniero, senza averne prima ottenuto dal senato la licenza sì di chiederlo, che di accettarlo ; ed ottenutolo, se ne doveva assoggettare il rescritto o diploma pel relativo exequátur. Nel che poi non v’ ha luogo a schiamazzare cotanto contro la repubblica di Venezia, mentre in ogni altro ben regolalo governo d’ Europa solevasi e suolsi praticare altrettanto. Tuttavolta spiacquero alla curia romana cotesle leggi, perchè consideravale, non già come politiche discipline per le relative convenienze de’ diritti tra uno stato ed un altro, ma come sacrileghi attentati contro 1’ ecclesiastica immunità. Ne fece adunque il papa gravi lagnanze all’ ambasciatore Capello, il quale giustificò la condotta del senato, esponendogli il vero spirilo di quelle leggi e i molti abusi, che avevano causalo la rinnovazione. La quale rinnovazione non era poi in sostanza che una continuazione delia volontà del senato di volere in vigore quelle leggi, che non erano mai stale abolite né mitigate, ma che tuttavia non erano osservate. S’incominciò allora un carteggio tra l’ambasciatore e il senato, ed una diplomatica