anno 1780. 569 » Collegio nostro e poi nel Maggior Conseggio otto giorni prima * della balloltazion e quindi riposte nella cancellaria. » Per la più sollecita espedizione di queste tanto importanti ma-» terie doveranno li consiglieri accordar prontamente la riduzione » di queslo Maggior Conseggio quando li correttori Io richiedessero, » alli quali resta pure accordata facoltà di eleggere quei ministri e » ricercar quei lumi, che se gli rendessero neccssarj per la esatta » esecuzione di quanto a loro resta commesso. » Ben’ è certo questo Maggior Conseggio, che nell’ adempi-» mento di questa sua volontà averanno gli eletti correttori argo-» menti sufficienti di esercitare il loro zelo e la loro virtù per il mi-» glior pubblico bene. » Questa proposizione, perciocché proposizione del doge, avrebbe dovuto essere mandata subito alla ballottazione, senza rimanere esposta otto giorni : ma il privilegio non potè avere effetto, perché portava essa in fronte i nomi altresi dei consiglieri. Fu duopo quindi aspettare gli otto giorni prescritti. 1 capi de’ XL volevano invece, che la proposizione da loro esibita avesse ad essere assoggettata alla ballottazione la prima volta che si fosse raccolto il Consiglio Maggiore. Ciò avrebbe prodotto 1’ effetto, che la proposizione del doge e dei consiglieri non sarebbe stata posta ad opposizione e confronto di quella di essi. Perciò fu chiesto loro otto giorni di tempo. Eglino si rifiutarono dal concederli, e costrinsero conseguentemente i consiglieri ad implorarli dalla suprema autorità del Consiglio Maggiore. Zaccaria Valaresso, consigliere di settimana, parlò dunque alla radunata assemblea ; chiedendo^ che, se al Maggior Consiglio piacesse acconsentire alla dilazione domandata, ponesse i suoi voti nel bossolo bianco; se no, nel verde; e se aspettasse ulteriori proposizioni, nel rosso. Alle parole di lui fece opposizione Nicolò, detto Costantino Morosini, uno de’ capi de’ XL al criminal superiori; a cui poscia il Contarini con incalzanti ragioni fece appoggio. Finita 1 esposizione delle quali, alzossi in piedi il doge, e stando al suo VOL. xii. 47