XVI. 215 Gran teatro la fenice. — Maria di Rv.denz, musica dei, maesteo Donnetti, poesia del sig. Catamarano; col nuovo ballo, la Silfide, messo in iscena dal sig. Cortesi (*). Io non so a che cosa ne condurrà ornai la nuova scuola, che s’ è fatta della scena tiranna, e eh’ io volontieri intitolerei la Scuola della mala morte. Il pubblico è di già stanco, rifinito, ristucco di tutti questi delitti commessi per niente nei drammi: sempre pugnali, veleni, e tombe, e morti a più doppi, ed esequie; le cose in somma più lugubri e atroci, che la buona compagnia vieterebbe perfino di rammentare nella conservazione, e che pure, come soggetto di piacevole trattenimento e diporto, si mettono sotto 'agli occhi della gente adunata a ricrearsi in teatro. Si volle cercare il nuovo e si die’ nell’ assurdo ; alla tenera compassione d’ una pietosa peripezia, coronata da uno scioglimento felice, si vollero sostituiti i senti- (*) Gazzetta del 81 gennaio 1838.