anno 4 77S. 235 compagnia dell’ arciduca suo fratello, granduca di Toscana, che gli fu dipoi successore sul trono imperiale : poscia vi giunsero anche gli altri due suoi fratelli, Massimiliano e Ferdinando. Sebbene viaggiasse egli nel più stretto incognito, conlento del prezioso corteggio delle sue molte virtù ; ciò non di meno il senato aveva decretato decorosi spettacoli, che avessero a trattenere gli augusti personaggi nel tempo della loro dimora in Venezia. Ma Giuseppe II, il quale più delle feste e della gioja amava l’istruzione, volle soprattutto ottenere notizie circa gli ordini e le leggi della repubblica, per rilevarne la sapienza e lo spirito. Perciò in ogni conversazione cercava di trattenersi coi più riputati cittadini, e con essi teneva lunghi ragionamenti politici. Più di tutto lo colpì di maraviglia la magnanimità veneziana nel sentimento del disinteresse, per cui nel solo onore delle dignità, che loro venivano conferite, trovavano i patrizi un largo premio alle più gravi fatiche ed alle spese più larghe a servizio ed utilità della patria. Brevi parole devo anche dire delle pubbliche feste, che in questa circostanza furono celebrate. E primieramente mi viene da ricordare la straordinaria eccezione, e senza esempio in addietro, decretata appositamente in Pregadi, nel gravissimo argomento della comunicazione dei patrizi veneziani coi ministri delle corti straniere: argomento, in cui le leggi condannavano alla morte qualunque gentiluomo o pubblico funzionario, che in qualsivoglia guisa ne avesse avuto. A questa legge adunque fu derogato, concedendo ai nobili, la settimana precedente all’ arrivo dell’ imperatore, ogni libertà di parlare coi ministri stranieri. Perciò in tutti quei giorni fu loro lecito e libero l’accesso alle sontuose feste ed agli splendidi inviti, che alle dame ed ai gentiluomini veneziani faceva il conte Durazzo, ambasciatore imperiale residente allora in Venezia. A questi inviti interveniva anche Giuseppe II, siccome alle conversazioni altresì interveniva delle primarie famiglie patrizie. Intanto i pubblici spettacoli succedevansi pii imi agli altri. Noi giorno dell’ Ascensione, l’imperatore recossi al Lido, per essere spettatore della solennità