ANNO 1784. 401 all’ Emo, che volentieri sarebbe venuto a trattare, purché, allontanata la flotta, e lasciando a custodia della costa due soli legni da guerra, avesse voluto da solo a solo trattarne. Rispose 1’ Emo, essere bensì in sua facoltà il ritirare le navi, ma non potere senza l’assenso del senato, stabilire condizioni o trattati. Concertato questo preliminare, egli mandò lettere a Venezia per intenderne la volontà, ed intanto mandò parte della sua squadra a Corfù e parte a Trapani : egli si ritirò a Malta, in attenzione degli ordini del senato. Accordò pertanto al bei una tregua di quaranta giorni. Vennero finalmente le risposte del senato. Si lasciava all’ Emo pienissima facoltà di conchiudere la pace ; ma gli si vietava di assoggettarsi a qualunque condizione di pagamento di denaro, sotto qual si fosse aspetto ; gli si stabiliva, che le gabelle dei bastimenti veneziani non avessero ad essere più del tre per cento, come pagavano i francesi, invece del cinque, come pretendeva il bei : e gli si comandava, che, se queste condizioni non fossero state accolte, avessero a rinnovarsi le ostilità, al più lardi, nel successivo anno. Ma non per questo si venne a conchiuder nulla. Angelo Emo, convinto della inutilità dei maneggi con quei barbari, si disponeva a ricominciare la guerra. Domandò pertanto al senato un’ assistenza di dieci mila uomini di truppe da sbarco, per distruggere i nascondigli di quei corsari : ma l’assistenza non gli fu concessa, perché non volevasi, nella scarsezza dei mezzi, in cui versava la repubblica, esporre lo stalo a maggiori pericoli ; tanto più che si temeva lo scoppio, di una nuova guerra tra i russi ed i turchi, la quale avrebbe compromesso di bel nuovo la sicurezza dei dominii veneziani nella Grecia, che sarebbero stati egualmente il bersaglio delle improvvise aggressioni dei turchi e delle sediziose insinuazioni dei russi per indurli a ribellione. Tultavolta opinavano alcuni, che la guerra coi tunesini e cogli altri stati barbareschi avrebbesi potuto finire col sacrifizio di qualche somma di denaro, con cui saziare 1’ avidità di coloro, e con cui sciogliersi dai VOL. XII. 31