anno 1752—1754. 51 orano stati fissali ai giudici di quelle magistrature. Veementi discussioni ebbero luogo su questo argomento : adducevansi a motivi le circostanze dei tempi cangiate, i bisogni familiari accresciuti dall’in-carimento di tutti gli articoli necessarii alla vita e dal decadimento delle monete. Nè a queste sole dispute limitaronsi i contendenti : inoltravansi altresì a soslenere la necessità di altre riforme nella legislazione e nella pubblica economia. Gl’ inquisitori di stato per ovviare alle conseguenze di queste discordie fecero relegare nel monastero di Venda uno dei capi della quaranta criminale, Nicolò Bon. Di qua molti gentiluomini presero occasione di lamentarsi della soverchia estensione di potere negl’ inquisitori e della maggiore frequenza e severità di loro a prendere di mira colle punizioni i patrizi. Tutlavolla siffatte lamenlanze rimasero inefficaci, e il malcontento fu per allora soffocalo dalla forza del timore. Intanto insorsero a Cattaro motivi di disgusto contro la repubblica, perchè il governatore veneziano colà residente aveva imposto agli abitanti una tassa in favore dei nobili. Ma ben presto il paese ricuperò la primitiva calma per le misure energiche, a cui venne il senato, sicché i malcontenti furono lasciali emigrare sul territorio ottomano. E quando le medesime turbolenze si riprodussero nel 1760 e nel 1771, il conte di Metaxà, uno dei primarii di Cefalonia, che s’ era fatto capo ai ribelli, fu condollo a Venezia a subire l’estremo supplicio, e similmente ne furono trattali i più colpevoli tra i suoi complici. « Ned era meno imbarazzante la condizione della Corsica, la quale di bel nuovo, per la diciassettesima volta, aveva scosso il giogo dei genovesi ed erasi avviluppata in una guerra, che durò varii anni e che finì col renderla serva della Francia, la quale sollo prelesto di mediazione ne agognava il dominio. «