anno 1775. 245 P esecuzione del loro decreto. Tuttavolta il Querini iu costretto a partire per la sua nuova destinazione. Dopo questo primo passo, diretto ad annullare ogni provvedimento, che avesse potuto frenare i nascenti disordini, nuovi tentativi si (ecero per provocare dall’ imperante autorità mutazioni e riforme nella intrinseca amministrazione dello stato. Giorgio Pisani, nel maggio del 1778, in occasione di nuova coudotta (1), che si concedeva agli ebrei, pigliò argomento d’introdurre, sotto il solito pretesto di correggere abusi, alcune proposizioni, che in sostanza tendevano ad invocar cambiamenti su varii punti essenziali della costituzione del governo. Carlo Contarini, che nella slessa radunanza di quel giorno aveva circoscritto le condizioni, su cui appoggiare la proroga della dimora degli ebrei in Venezia, assunse a difendere, con universale stupore, le proposte del Pisani. Ma entrato appena nell’ argomento si fece strada a domandare Pelezione di cinque correttori per proporre al Maggior Consiglio regolamenti e riforme, non solo per gli ebrei, ma per cento altri articoli di pubblica amministrazione. S’intese allora ben facilmente da tutti, che 1’ argomento degli ebrei era un pretesto per farsi largo a progettare novità e provedimenti nella generale sistemazione della repubblica. Perciò il procuratore Tron, uomo di profonda politica e di fina penetrazione, con robusta eloquenza parlò a dimostrare, doversi insistere sull’ intrapreso argomento degli ebrei, senza uscirne fuori ad altre materie, che non vi hanno relazione veruna. E la vinse. Tacque per poco il partito, che voleva le riforme : macchinò intanto di soppiatto la maniera di riprodurre le sue proposte, e ne affidò l’incarico al Contarini, avvocato per le corti, uomo facondo e dotto, ricco di si alle cognizioni, che, sebbene in età di appena quarantotto anni, era giunto a conseguire il primo posto tra tutti gli avvocati suoi contemporanei. (il Condotta dicevasi lo spazio di tem- parlando di loro, nel cap. XXXVII del po, che concedeva» agli ebrei per poter lib. XXXIII, pag. 118 e seg. del voi IX, dimorare in Venezia. Yed. quanto ne dissi.