106 tnè il possesso è breve, e la morte gl’ invidia, gli fura il suo bene. Il pianto eh’ ei versa sulla sua tomba ò il soggetto dell’ ode quarta, e quest’ ode, a senso nostro, è la più bella e per pienezza e novità d’immagini e di figure, e per molto calor d’ espressione. Il poeta nel dolor di tanta perdita, esce in questa affettuosa esclamazione : Dunque fu sogno, illusion, deliro Creder compiuta in lei la mia natura! E questo innato ed immortai sospiro Cessa su questa tomba e più non dura ! Mentre queste spirava aure che spiro, Il pensier, cui lo spazio non misura, Vincer potea la lontananza almeno ; Or dell’ eternità si perde in seno. In questa come nelle altre stanze il lettore ammirerà oltre che la passione, la vaghezza delle poetiche forme, la spontaneità della rima e del verso, e talora la novità delle figure; cosi il gentil poeta, considerando in sè l’effetto d’una cara vista, cercava nella sua donna Una pupilla che in ispecchio terso M' addoppi la beltà dell’ universo. Le disgrazie 1’ hanno coi loro affanni uccisa anzi tempo, e il poeta canta: