204 LIBRO XIV, CAPO X. dei dieci, acciocché in così gravi strettezze di circostanze non avesse a rimanere interrotta l’amministrazione dei pubblici affari. Finalmente, nel dì 22 giugno il maggior Consiglio diede al Consiglio de’ Pregadi ogni facoltà dì concedere immunità, franchigie, privilegi e tutto ciò che trovasse necessario e opportuno per invitare al ritorno in patria gli esuli e chiunque vi si fosse per qualunque motivo allontanato;acciocché potesse con tali provvedimenti ripopolarsi il paese. E qui mi cade in acconcio l’osservare erronea l’asserzione del Laugier e del Darù, i quali dissero, che il gran Consiglio, composto allora di 1250 nobili, rimase di soli 380; e il Darù anzi lo attesta tale sulla fede degli storici veneti, e tuttavia mostra di durare fatica a crederlo, e, colla sua limitatissima scienza di storia nostra, non ha riguardo ad osservare (1), che questa diminuzione « pare » un po’ troppo, perchè allora il gran Consiglio non era tanto nu- > meroso; • ed aggiunge di suo capriccio quest’altra ancor più bizzarra osservazione, quasi incontrastabile conseguenza : « ma ne » risulta sempre, che la nobiltà perdette per lo meno la metà de’ » suoi membri, in conseguenza il resto della popolazione dovette » in proporzione perdere ancora di più. » Le sole leggi, che testé ho portato, del Consiglio maggiore, valgono esuberantemente a mostrare in errore questi due stranieri scrittori della nostra storia ; e particolarmente la penultima ci assicura, che non se ne potevano più radunare, nonché 380, neppure quaranta. E quanto al resto della popolazione, ci fanno sapere per la maggior parte i cronisti, essere periti tre quinti. Più di cinquanta famiglie di gentiluomini, scrive il Laugier (2), rimasero estinte in Venezia per questa peste. Di quarantanove ci furono conservati i nomi nelle antiche cronache ; di un’ altra ci conservò memoria una sola cronaca : tutte le altre più delle cinquanta, rimasero forse registrate nei manoscritti del Laugier, perchè nei (i)Dsrù, lib. Vili, § XIII (a) Lib. XII.