250 LIBRO XIV, CAPO XX. veneziani consideravano questa risoluzione dei loro nemici, comé un’imminente origine di nuove angustie per la repubblica, costretta quind’ innanzi a doversi misurare non più coi genovesi soltanto, ma colla crescente possanza della sovranità dei Visconti. Tulli i principi dell’ Italia vi pensarono, e videro da vicino i pericoli, che sovrastavano perciò alle loro terre ed alla stessa lor signoria. Fu unanime il loro consiglio di formare tra di essi una lega, che valesse a render vani i tentativi dell' arcivescovo-duca. I fiorentini, che più degli altri ne temevano la potenza, erano stali i primi a far noti al veneziano governo i maneggi secreti dei genovesi col Visconti, e con ampie promesse lo stimolavano alla difesa di sé e alla salute di tulta l’Italia. Si mossero quindi al medesimo scopo gli Scaligeri, i Carraresi, gli Estensi, c strinsero alleanza tra loro per abbattere il comune avversario: si esibì di entrarvi anche Carlo re di Boemia, il quale, sino dall’anno 1317, era stato eletto imperatore di Roma, benché non vi fosse stalo per anco incoronato, perciocché 1’ arcivescovo Visconti non lo aveva mai voluto in Milano. Era perciò anch’egli impegnato a tentarne l'umiliazione. Al quale proposito, narra la cronaca di Marco Barbaro, clic questo principe « intesa tal guerra, mandò a Venezia per suo » ambasciatore Rimondo Loro, il quale fece lega con esso impera-» tore, la Signoria nostra, et gl’ infrascritti signori conira il detto » arcivescovo et suoi nepoli con tali palli : < Chela Signoria nostra lenisse liuomini d’ arme 1200 • Can signor di Verona........500 » 11 signor Malatesta.........500 t II signor di Padova........500 » Aldovrandino marchese di Ferrara .... 100 » Et il signor di Faenza........100 » Et fra tulti fanti cinque mille, et essa lega in Venezia fu. solto-» scritta del 1351 alli 19 marzo. » Dalle quali parole ci è fatto conoscere, che all’ alleanza contro l’arcivescovo di Milano erano concorsi altresì i riminosi, di cui era signore il Malatesta, ed i