18'4 LIBRO XIV, CAPO VI. Alcuni tic’ nemici entrarono in Zara ; altri fuggirono verso 1’ Ungheria per salvarsi. E fu gran cosa, che i nostri eh'erano assai minori di numero di loro, tamen furono vincitori. E il re lasciò le trabacche e i padiglioni e al più presto che potè, uscì della Schia-vonia ed entrò nel suo regno. E i nostri con questa vittoria andarono contro que’ di Zara e li cacciarono fin dentrode porte e ab-hrugiarono i loro mangani. E questa vittoria fu del 1346, il primo dì di luglio, il giorno di san Marciliano. Ma fu morta tanta gente, che per la puzza de' corpi morti l’aria si corruppe e molli del campo e dell’ armala caddero in malattia e morivano di morbo et maxime i nostri, eh’ erano nella bastia. Et è da sapere, che i zaratini aveano fallo fare una grossissima e forte catena al loro porto, la quale andava fino al castello, fortissima oltre modo. E i nostri vedendo di non potere più stare all’assedio determinarono per forza d’ avere la città. E andati dalla banda di là, Almorò Zane e Nicolò Barbaro, eh’ erano nel detto nostro campo, con alcuni argani ed edificj e così colle galere investirono valentemente nella catena del porto e quella scavezzarono. La qual catena poscia fu mandata a Venezia. E vedendo i zaratini essere loro mancato il soccorso del re di Ungheria e rotta la loro catena, rovinato il suo castello e morta la sua gente, vedendosi di non potere più resistere, e di non avere nella Terra da vivere per giorni dieci, mandarono a dimandare perdono e che si volevano rendere alla Signoria nostra. E promisero di dare la Terra liberamente e di mandare ambasciatori a Venezia a giurare fedeltà. E cosìj:ol nome di Cristo e del vangelista messere san Marco, del 1347 a dì 21 di dicembre, il detto capitano Marco Giustiniani e i provveditori di campo entrarono nella delta Terra e di quella tolsero il dominio. E durò questa guerra due anni. E subitamente cavarono fuori la mala erba, che circa quaranta cittadini de’ principali, che furono ribelli, mandarono a Venezia ; e l’armata e la gente, eccetto que’ che rimasero alla custodia di Zara, ritornarono a Venezia. E pel gran Consiglio fu mandalo conte a Zara Marco Giustiniani predetto, per opera