7k LIBRO XIII, C\PO XI. » mandato un ambasciatore ad accompagnarla a Verona et fu fatta » la vera pace fra Veronesi e Padoani, nella qual guerra dal 1311 • fino allora morirono più di 100,000 persone, et 1328 alli 10 set-» tembrio il detto Marsilio, rinunziò Padoa al dello signor Cane. • E Cane allora fece Marsilio suo vicario in Padova, sicché terminò in tal modo una guerra di continue stragi e devastazioni, la quale aveva durato diciassette anni (1). La mediazione dei veneziani, a cui Cane era debitore della felice riuscita di un tale maneggio, lo rese assai bene affetto al governo della repubblica ; sicché non ebbe più questa a temere molestie dal soverchio ingrandimento di lui, ed egli concepì nel-P animo viva brama di essere ascritto alla nobiltà veneziana. Ed anche occasione gli si presentò di ottenere il compimento del suo desiderio. Abitava in Verona uno de’ più caldi partigiani di Baja-monle Tiepolo, il quale per cagione di quella congiura era stalo esiliato da Venezia: egli era Giacomino Quirini, figliuolo di 31atteo della casa Grande. Costui andava macchinando nuovi progetti contro la tranquillità della repubblica, e teneva secrele pratiche con alcuni dei Baroci, che stavano in Venezia : ma le sue insidiose mene non poterono rimanere occulte al vigile sguardo del governo, a cui non mancò modo di ottenere dallo Scaligero, che il cospiratori-gli fosse mandato sotto buona custodia a Venezia. Qui fu dannato all’ estremo supplizio, in compagnia de’ suoi complici, come poco addietro narrai (2). Approfittò Cane dell’ occasione, e sulla morte del congiurato pose il fondamento della vagheggiata onorificenza. Mandò appositamente a Venezia tre ambasciatori, Pietro dal Verme, Guglielmo de' Servidei e Pietro dal Sacco, per chiedere alla repubblica il (i) Tutto il progresso di questi falli, dominazione Carrarese in Padova, dalla ohe io compendiosamente ho toccato colle pag. 87 alla ia5 del voi. 1 ; ediz. di Pado- parole del cronista suddetto, possono ve- va 1842. dersi più estesamente narrati dal valoroso (2) Ved. nella pa§. 64. ai tempi del doti io vanni Cittadella nella sua Storia della ge Soranzo.