anno 1355. 281 • che gli fose tagliata la testa! Che pensi tuo, che debbano far del » fatto tuo ? Vedi pure che bestie di Avogadori che avemo. Quando • sentì il Gisello parlar in questo modo il doge, il prese animo • et disse : Mo le bestie maligne si liga, et se non le si può ligure le • si amazza. Bisognerave far anco cosi de costoro. Rispose il doge : » Si potesse pur furio. All’ hora 1’ ammiraglio disse : Se voi sarete » contento l’ è tanto il mal voler, che ha il popolo contru questi bechi • castronazzi, che i amazzeremo lutti e vi faremo poi signore di que-» sta terra. Et in su queste parole si cominciò a trattar del modo • che si doveva tener per condur a (ine una operatione di tanta » importantia. > Le quali parole del cronista Barbaro perfettamente stanno in armonia col racconto, che ne fece il Sanudo, ed aggiungono di più alcune altre circostanze, clic dal Sanudo furono taciute. Il Sanudo, infatti, commemora l’insulto fatto da un nobile di Cà Barbaro al-1‘ Ammiraglio dell’arsenale; introduce 1’ ammiraglio a colloquio col doge, e fa dir loro, poco più, poco meno, le stesse cose che tutti gli altri cronisti pongono in bocca all’ ammiraglio ed al doge ; benché s’ abbia a tener per fermo, che quelle parole portate dal-I’ uno e dall’ altro degli scrittori, non siano già quelle identiche ed ¿stessissime, che uscirono dal labbro dell’ ammiraglio e del doge. Quando lo storico non sia stalo testimonio di udito, egli è ben naturale che non vi esprima se non il sentimento c le idee, non già le parole e le frasi di chi v’ introduce a parlare. E poiché lutti gli storici, che raccontarono questo fatto, ebbero a grande ventura di poter copiare quel dialogo colle parole, con che lo lessero nel Sanudo, tradotte dal Muratori (1) nell’ idioma italiano, mentre il Sanudo scrisse il suo libro in dialetto nostro; io, che attendo allo studio di questa storia sui manoscritti più che sui libri stampali, mi faccio pregio di portare qui quel medesimo % (i) Rer. Ilalìc. Script.,iom. XXII. Così Storia del Consiglio dei dieci ed altri, fecero il Laugier, il Darò, lo scrittore della che taccio per brevità. voi., iv. 36