286 unno xiv, capo xvx. che finalmcnle fu stabilito di metter mano all’ impresa la sera del mercoledì 15 aprile, nel modo, che poco appresso dirò. Si tenevano queste pratiche da un lato, mentre che l’ammiraglio Ghisello, con alcuni uomini armati, venne una sera a schiamazzare alquanto sulla piazza contro 1’ indiscretezza del Barbaro e di altri nobili, proclamando, che voleva farne vendetta da sé, dappoiché vedevasi, che il governo non se ne dava per inteso. Dal quale schiamazzo intimorito il Barbaro s’era chiuso nella sua casa, perchè temeva della vita : e per uscir dall’ impiccio, scrisse lettera al doge supplicandolo a volere assumere la difesa di lui e della nobiltà, eh’ era sì gravemente minacciata da quel potente del popolo. 11 Faliero, per colorir viemmeglio la cosa e dileguare persino l’ombra di qualunque sospetto di ciò che stavasi macchinando, fece chiamare al collegio l’ammiraglio, ed affettando verso di lui rigoroso contegno, gli rimproverò con aspre parole sì enorme temerità di avere attnippato gente della plebe per minacciare violenze contro un patrizio ; che se avesse motivi di querela, si dirigesse ai tribunali, e per le vie ordinarie della giustizia gli sarebbe data soddisfazione ; si guardasse perciò quind’ innanzi dal porre in pericolo con simili attentati la quiete di una città libera e pacifica. L’ ammiraglio, punto da questi rimproveri, rappresentò molto bene la sua parie, e se ne partì mormorando e con tutti i contras-segni di un dispettoso risentimento.