454 uiino xvi, capo xv. mutazione di scena, gli avversarli non ebbero ardimento di assaltare le galere veneziane: retrocessero alcun poco e incominciarono a scagliar freccie e partigiane, a cui rispondevano i veneziani con arme simili. Si tirarono anche parecchi colpi di artiglieria dall'una parte e dall’altra, ma senza farsi danno veruno. Intanto le altre cinque galere, cui lo Zeno aveva lasciato nella foce settentrionale di Porto Venere, comparvero anch’ esse, per pigliar parte nel combattimento. Ma i genovesi, tosto che se ne avvidero, impauriti, si diedero a velocissima fuga, colla quale, ajutati altresì dalla forma delle loro galere, fabbricate per la prestezza, poterono trapassare le ricongiunte squadre veneziane, che a voga arrancata le seguitavano. Cacciata così la guardia di Porto Venere, Carlo Zeno condusse i suoi legni nel golfo della Spezia, per assalirvi ed espugnare il castello, oggidì ricca città, che nell’estremità del seno vi sorge. Alla quale impresa concorse d’intelligenza con lui Giannotto Visconti, governatore di Sarzana in nome di Barnabò Visconti, duca di Milano, e padrone allora di tutta la Lunigiana. Per concertare siffatto accordo, Carlo si recò a Sarzana sotto pretesto di far provvista d’acqua ; ed approfittando dell’ inimicizia, che il Visconti aveva colla repubblica di Genova, indusse Giannotto ad assalire il castello dalla parte di terra, nel mentre eh’ egli colla sua flotta lo avrebbe assalito dal lato del mare. Se ne fissò di comune concerto anche il giorno. Cui giunto, le galere veneziane si avvicinarono al castello. Ne incominciarono l’assalto, e tosto fu presa una fortissima torre di legno, la quale sovrastava a quello. E sperando lo Zeno, che i soldati del Visconti sopraggiungesscro di momento in momento dalla parte di terra, proseguiva a combattere coraggioso ed instancabile: ma il Visconti non comparve. Durò più di tre ore il conflitto con accanimento e fermezza dall’ una parte e dall’ altra, sempre aspettandosi il convenuto rinforzo. Di cui vedendo Carlo ormai delusa ogni speranza ; tanto più che i nemici lo serravano gagliardamente e ad ogni istante si rinforzavano di numero; pensò, doversi