A!v>o 1357. 109 sue truppe, malcontente per la mancanza di vi veci e di paga, volevano abbandonarlo. E in questi andirivieni, sempre sul sì e *ul no, passarono più mesi senza cbe mai si venisse uè dall una nè dall" altra parie ad un decisivo combattimento. CAPO XIII. Padova è residuila ai Carraresi. >on era giunto finora l’istante opportuno, in cui 1’ onore coniugale dell’ oltraggiato Ubertino da Carrara avesse potuto ottenere la desiderata soddisfazione sopra 1’ oltraggiatore Scaligero (1). Vi giunse per altro in sul declinare del luglio ; dopo che lunghe intelligenze eransi tenute secretamente tra Marsilio da Carrara e Pietro de’ Rossi. Mastino, come s’è veduto, era rientrato in Verona per non potersi più fidare de' suoi soldati ; Alberto suo fratello slava bensì in Padova, ma ritirato nel suo palazzo, sicché la città era rimasta in mano di Marsilio e di Ubertino. L’ occasione adunque non poteva essere migliore. Pietro de’Rossi andò quindi con molle truppe ad accamparsi a Novenla, il dì 24 luglio: pochi giorni dopo, prese la via di Torre, e si fermò a Rrusegana : poscia, passato il fiume, fece incominciare da un corpo delle sue truppe l’assalto della città, alla porta di santa Croce, mentr’ egli con cinquecento tedeschi a cavallo si recò alla porla di Ponte Corvo. La porta s’ era tenuta aperta per ordine del Carrarese ; e il de’ Rossi vi enlrò a piedi, seguitato dai suoi soldati a cavallo. Marsilio, con tulli i suoi Carraresi ed altri nobili padovani, aspetlavalo tranquillamente in sulla piazza; ove giunto, lo accolsero i radunali con sommo giubilo e festosamente, siccome un liberatore della loro patria. Lo accolsero, dicono i Cortusi (1), intuonando il cantico di Zaccaria (3) : / « (i) Ved. indietro nell* pag. 86. (3) Lue., cap. 1, ver*. 68. (a) Corlus , lib. VII, cap 1.